
Cosa Succede il giorno 21.1.08, DOPO CHE IL MESSO RICEVE GLI AVVISI DI NOTIFICA?
SI DICE che sia stato dato un CONTRORDINE: gli avvisi di notifica RICEVUT 15 (QUINDICI MINUTI)PRIMA VENGONO RITIRATI.
Quindi, mentre all'albo pretorio è ancora ad oggi affisso l'avviso della convocazione, Ai Consiglieri Comunali non vengono fatte le relative notifiche di avviso per l'Assemblea del 28.1.08.
INSPIEGABILE!
Ad oggi non si conosce il motivo della mancata adunata del Consiglio Comunale.
L’unica spiegazione che riusciamo a trarre che al Signor Professore Sindaco Portobello fossero stati trafugati gli appunti da Lui redatti per la relazione da svolgere all’Assemblea.
Dopo qualche giorno sono stati recapitati alla redazione di “Isola Pulita” i presumibili appunti del Signor Sindaco che doverosamente alleghiamo:


Calliope Sa.Ba.Verde Agricolo Bandiera Commissario ad Acta Bologna Alamia Isola per Tutti
Caricato da isolapulita

MAFIA/ PENTITO PULIZZI RICOSTRUISCE STRATEGIE BOSS LO PICCOLO
Le alleanze con Catania e la guerra coi corleonesi palermitani
postato 3 giorni fa da APCOM
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Palermo, 1 feb. (Apcom) - Dopo l'arresto di un boss vi è subito un altro che prende il suo posto nel mandamento. Così come è stato quando fu preso Salvatore Lo Piccolo: allora fu suo figlio Calogero a prenderne il posto. Lo sostiene il pentito Gaspare Pulizzi, ex capomafia di Carini (Pa), che ha ricostruito ai magistrati le strategie del boss Salvatore Lo Piccolo nei verbali depositati oggi al Tribunale del riesame di Palermo dai pm Domenico Gozzo e Francesco Del Bene.
Pulizzi, ritenuto uno dei collaboratori più stretti di Lo Piccolo, in pratica ha ricostruito le strategie del boss, le alleanze e gli obiettivi. Iniziando dagli accordi tra gli esponenti mafiosi palermitani, catanesi e quelli di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), con la consegna di un kalashnikov da parte dei boss etnei a Sandro Lo Piccolo.
Pulizzi parla anche dell'omicidio di Nicola Ingarao, ucciso perchè era stato alleato di Nino Rotolo, boss di Pagliarelli, nemico giurato dei Lo Piccolo. "Condannato" a morte sarebbe stato anche Nino Cinà, il reggente del mandamento di Resuttana, nonostante era stato padrino dell'iniziazione mafiosa del figlio Sandro, perché faceva parte anche lui, come Rotolo e Franco Bonura, dei cosiddetti 'corleonesi', arrestati nell'operazione Ghota, che complottava contro i Lo Piccolo alle spalle di Bernardo Provenzano. Ed infine nella lista dei "nemici" da eliminare vi è anche il latitante Giovanni Nicchi, detto Gianni, "uomo di fiducia" di Rotolo. Il principale contrasto tra Lo Piccolo e i "corleonesi" era il rientro degli 'scappati' che erano sfuggiti alla guerra di mafia degli anni '80.
Pulizzi, infine, parla anche del giallo della scomparsa dell'imprenditore Antonio Maiorana e di suo figlio Stefano, avvenuta il 3 agosto dello scorso anno, e sostiene che non sarebbe stata per causa di cosa nostra ma per contrasti interni nel cantiere di Maiorana. Anzi, secondo il pentito, Lo Piccolo si chiedeva chi poteva essere stato.
Lo Piccolo con i catanesi
Il pentito Gaspare Pulizzi, ex luogotenente dei boss palermitani, rilascia altre dichiarazioni ai magistrati: "Un kalashnikov per giurarsi lealtà". E poi: "Volevano trovare e uccidere i responsabili della scomparsa dell'imprenditore edile Antonio Maiorana e del figlio Stefano"
PALERMO - La mafia catanese e quella palermitana dei boss Lo Piccolo alleate. Lo rivela il pentito Gaspare Pulizzi, ex fedelissimo del boss Salvatore Lo Piccolo, arrestato col figlio Sandro il 5 novembre scorso. I verbali dell'interrogatorio sono stati depositati oggi dai pm della dda Nico Gozzo e Francesco Del Bene.
"Nel gennaio del 2007 - racconta il collaboratore di giustizia, per anni reggente del mandamento di Carini - prima che io divenissi latitante, c'eravamo visti insieme a Franco Franzese, ai Lo Piccolo ad Andrea Adamo e a Giancarlo Seidita e c'erano i catanesi Angelo Santapaola, Nicola Sedici e Enzo Aiello. In quella occasione i catanesi avevano portato un kalashnikov per Sandro".
I palermitani che parteciparono all'incontro sono stati tutti arrestati. Franzese, come Pulizzi, collabora con la giustizia. Il neopentito Gaspare Pulizzi, fedelissimo del capomafia palermitano, ha raccontato ai pm della dda Nico Gozzo e Francesco Del Bene i progetti di morte del boss: "Il dottore Cinà, che è padrino di iniziazione di Sandro Lo Piccolo, doveva essere ucciso perchè si era alleato con Nino Rotolo. I Lo Piccolo, poi, cercavano intensamente Nicchi per ucciderlo, sia a Palermo che a Milano".
Cinà, ex medico di Totò Riina, già condannato con sentenza definitiva per mafia, era stato condannato a morte per la sua vicinanza a Nino Rotolo, capo del mandamento di Pagliarelli nemico dei Lo Piccolo, in quanto contrario al rientro a Palermo degli Inzerillo, i boss rifugiatisi in America dopo la guerra di mafia degli anni '80. Anche la condanna di Nicchi, latitante dall'anno scorso, considerato giovane promessa di Cosa nostra, è da attribuirsi alla sua vicinanza a Rotolo.
Lo Piccolo, racconta il collaboratore, non aveva nulla in contrario al rientro degli Inzerillo sostenendo che così poteva controllarli meglio e "mi aveva detto - prosegue - che Bernardo Provenzano, non aveva posto ostacoli al loro rientro".
Il pentito rivela anche i retroscena della sparizione dell'imprenditore edile Antonio Maiorana e del figlio Stefano, spariti il 3 agosto scorso. Dietro la scomparsa non ci sarebbe la mano della mafia, ma dei contrasti sorti nell'ambito lavorativo. Pulizzi racconta che "Lo Piccolo aveva detto che la scomparsa dei Maiorana è stata determinata da contrasti interni al cantiere".
L'imprenditore e il figlio stavano realizzando alcune palazzine a Isola delle Femmine, nel Palermitano, e il 3 agosto si erano allontanati dal cantiere, lasciando gli effetti personali in ufficio e dicendo agli operai che sarebbero tornati da lì a poco. La loro auto, una Smart, è stata ritrovata, chiusa dall'interno, nel parcheggio dell'aeroporto Flacone-Borsellino di Palermo.
"Sia Salvatore Lo Piccolo - prosegue il pentito - che il figlio Sandro volevano capire chi ne fosse responsabile e con certezza, una volta individuato lo avrebbero ucciso".
Che dietro la scomparsa dei Maiorana ci potessero essere contrasti legati al lavoro i carabinieri l'hanno sospettato da subito. Le indagini si sono concentrate sulle due ditte per le quali Antonio Maiorana faceva da consulente: la Calliope e la Edilia.
Della Calliope erano soci al 50% la compagna di Maiorana, Karina Andre Gabriela, argentina, e Dario Francesco Lopez, genero di Salvatore Bandiera, proprietario del terreno su cui l'impresa stava costruendo.
Della Edilia, invece, risultano soci i figli di Bandiera e l'imprenditore palermitano Francesco Paolo Alamia. Alamia, che è stato anche assessore comunale a Palermo, era tra i soci della immobiliare Inim insieme a Filippo Alberto Rapisarda, e, secondo gli inquirenti, avrebbe avuto rapporti d'affari con l'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, condannato per mafia.
Il pentito Tullio Cannella, nell'ambito del processo a carico del senatore di Fi Marcello Dell'Utri, dichiarò che "Alamia gli era stato indicato come persona da rispettare nel 1984 dal boss Pino Greco detto 'Scarpà e dal cugino Filippo La Rosa, entrambi uomini d'onore della famiglia di Ciaculli".
Alamia fu indagato per concorso in associazione mafiosa insieme a Dell'Utri, Silvio Berlusconi e Gaetano Cinà. Le posizioni di Alamia e Berlusconi vennero archiviate nel 1997. Per entrambe le società Maiorana curava le pratiche di rilascio di mutui bancari.
Le aziende sono state perquisite l'11 agosto scorso, giorno in cui venne perquisita anche l'abitazione di Trapani della convivente dell'imprenditore.
01/02/2008
http://www.lasiciliaweb.com/index.php?id=1305
NORME DI DEONTOLOGIA PROFESSIONALE ORDINE DEGLI ARCHITETTI
DELIBERA 20 DICEMBRE 2006
Premessa
Il paesaggio, il territorio e l’architettura sono espressione culturale essenziale dell'identità storica in ogni Paese.
L'architettura si fonda su un insieme di valori etici ed estetici che ne formano la qualità e contribuisce, in larga misura, a determinare le condizioni di vita dell'uomo e non può essere ridotta a un mero fatto commerciale regolato solo da criteri quantitativi. L’opera di architettura, ed in genere le trasformazioni fisiche del territori, tendono a sopravvivere al loro ideatore, al loro costruttore, al loro proprietario e ai loro originari utenti. Per questi motivi sono di interesse generale e costituiscono un patrimonio della Comunità.
La tutela di questo interesse è uno degli scopi primari dell'opera progettuale e costituisce fondamento etico della professione.
La società ha dunque interesse a garantire un contesto nel quale l'Architettura possa essere espressa al meglio, favorendo la formazione della coscienza civile dei suoi valori e la partecipazione dei cittadini alle decisioni concernenti i loro interessi; gli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori iscritti alle diverse sezioni dell’albo hanno il dovere, nel rispetto dell'interesse presente e futuro della società, di attenersi al fondamento etico proprio della loro disciplina.
Gli “atti progettuali” rispondono all'esigenza dei singoli cittadini e delle comunità di definire e migliorare il loro ambiente individuale, familiare e collettivo, di tutelare e valorizzare il patrimonio di risorse naturali, culturali ed economiche del territorio, adottando, nella realizzazione della singola opera e di ogni trasformazione fisica del territorio, le soluzioni tecniche e formali più adeguate ad assicurarne il massimo di qualità e durata, e il benessere fisico ed emozionale dei suoi utenti Le norme di etica professionale che seguono sono l'emanazione di questo assunto fondamentale che appartiene alla formazione intellettuale di ogni professionista iscritto all’albo degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, d’ora in avanti chiamato per brevità “iscritto”. Esse completano, nell'ambito delle leggi vigenti, le Norme per l'esercizio e l'ordinamento della Professione.
http://www.architettipalermo.it/deontologia.php?parent=Deontologia%20e%20norme%20di%20categoria
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